La Fábrica Nacional de Motores, meglio nota con l'acronimo FNM) è stata una casa automobilistica brasiliana attiva dal 1942 al 1988.
Fábrica Nacional de Motores | |
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Stato | ![]() |
Fondazione | 1942 a Duque de Caxias |
Chiusura | 1988 |
Sede principale | Duque de Caxias |
Settore | Automobilistico |
Prodotti | autovetture |
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La FNM nacque per iniziativa statale, al fine di trasformare il Brasile in un'economia industrializzata. I suoi stabilimenti si trovavano nella città di Duque de Caxias, vicino a Rio de Janeiro. I suoi primi prodotti furono motori aeronautici costruiti sotto licenza della statunitense Curtiss-Wright.
Con la fine della seconda guerra mondiale la FNM fu obbligata a diversificare la produzione: nel 1949 stipulò con l'italiana Isotta Fraschini un accordo per costruire gli autocarri della Casa milanese. Con il fallimento dell'Isotta Fraschini la FNM stipulò nel 1952 un nuovo accordo con l'Alfa Romeo con cui la FNM acquistò la licenza per costruire gli autocarri della Casa del Biscione. Tra il 1956 e il 1960 vennero costruiti 15 000 veicoli pesanti (tra cui anche diversi telai per autobus), riscontrando un discreto successo.
Nel 1960 iniziò la produzione automobilistica, con il modello FNM JK (il nome derivava dalle iniziali dell'allora presidente della Repubblica brasiliano Juscelino Kubitschek), versione brasiliana dell'Alfa Romeo 2000, equipaggiata con lo stesso motore 4 cilindri bialbero di 1975 cc in una versione depotenziata a 95 CV. La 2000 sarà costruita anche in versione coupé (la "Onça", dall'estetica diversa da quella della "2000 Sprint" italiana, disegnata dallo stilista Rino Malzoni), e anche in una versione (la "TiMB", ovvero "Turismo Internazionale Modello Brasile") capace di 130 CV (per un confronto, le "2000" costruite in Italia avevano una potenza di 105 o 115 CV).
Nel 1968 l'Alfa Romeo acquisì il controllo della FNM. L'anno seguente la JK, ribattezzata nel frattempo 2000, fu rimpiazzata dalla FNM 2150, versione ristilizzata del modello precedente (specie nel frontale): montava il 4 cilindri bialbero portato a 2132 cm³ e 125 CV e un nuovo cambio a 5 marce. La 2150 venne costruita sino al 1973.
Nel 1974 la FNM 2150 venne rimpiazzata dall'Alfa Romeo 2300, sulla cui calandra non compariva più il marchio FNM, ma quello Alfa Romeo. Nell'estetica la 2300 ricalca l'Alfetta, ma con differenze sostanziali nelle dimensioni (la 2300 era più lunga di 41 cm e più larga di 7), mentre il motore era un 4 cilindri bialbero di 2310 cm³ e 140 CV SAE, con il cambio in blocco (anziché il transaxle dell'Alfetta). La velocità massima era di 170 km/h.
Con il 1978 fu affiancata alla 2300 "base" la versione Ti, con motore potenziato a 149 CV e 175 km/h di velocità massima. La carriera della 2300 fu duratura, e durante la sua produzione fu sottoposta a diversi aggiornamenti estetici.
Alla fine degli anni settanta la FIAT rilevò lo stabilimento FNM, cessando la produzione dei camion nel 1985; la "2300", la cui produzione fu spostata negli stabilimenti Fiat di Betim, restò invece in produzione fino al 1986.
Nel 1998, la Fiat riprende la produzione di autocarri leggeri (Fiat Ducato e Iveco Daily) e pesanti (Eurocargo, Eurotech e Eurotrakker) in una nuovissima fabbrica costruita appositamente.
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