Alfa Romeo V6 "Busso" è una famiglia di motorizzazioni benzina con architettura V6 per uso automobilistico prodotti a partire dal 1979 al 2005 dalla casa automobilistica italiana Alfa Romeo. La nomenclatura deriva dal nome del suo progettista Giuseppe Busso.
![]() |
Questa voce o sezione sull'argomento motori automobilistici non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.
|
Alfa Romeo V6 "Busso" | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Costruttore | Alfa Romeo (1979-1986) Alfa Lancia (1987-1991) Fiat (1991-2005) |
Progettista | Giuseppe Busso |
Produzione | 1979 al 2005 |
Tipo | motore a V di 60° |
Numero di cilindri | 6 |
Alimentazione | benzina |
Schema impianto | |
Cilindrata | da 1996 cm³ a 3179 cm³ |
Alesaggio | 80-93 mm |
Corsa | 66,2-78 mm |
Materiale blocco | alluminio, 4 supporti di banco |
Materiale testata | alluminio |
Distribuzione | monoalbero/bilabero 2/4 valvole per cilindro a cinghia dentata |
Combustione | |
Raffreddamento | a liquido |
Turbina | (V6 Turbo) Mitsubishi TD05H/Garret T25 (dal 1992 al 2001) |
Uscita | |
Potenza | 132 a 250 CV (fino a 410 CV su concept Alfa Romeo) |
Coppia | 178–300 Nm |
Prestazioni | |
Utilizzatori | Alfa Romeo, Lancia, Fiat, Rayton Fissore, Ultima, Gillet |
Ordine cronologico | |
Sostituto del | Motore Alfa Romeo 6 cilindri in linea |
Sostituito da | Motori Alfa Romeo JTS |
Note | |
dati riferiti alle versioni di serie | |
voci di motori presenti su Wikipedia |
Il V6 Alfa nasce dalla necessità di adottare un motore di cilindrata e potenza maggiore per l'ammiraglia sostituta della 2600, dal nome in codice "progetto 119" in seguito denominata Alfa 6 ed anche a causa della continua crescita dimensionale delle vetture, perciò a tale scopo era necessario il passaggio ad un motore con architettura a 6 cilindri. Tuttavia l'esperienza maturata dalla casa durante gli anni cinquanta con il motore in linea a sei cilindri, che causava dei problemi torsionali dell'albero a gomiti che limitavano il potenziale prestazionale del motore, suggerì di studiare un'unità con i cilindri disposti a V tra l'altro più compatto e facilmente installabile in un vano motore senza dover ricorrere a lunghi sbalzi anteriori della vettura che, a parità di lunghezza del veicolo, si sarebbero tradotti in riduzione dell'abitabilità longitudinale della vettura.
Il progetto del motore ebbe un breve periodo di stop nel 1974 a causa della crisi petrolifera-energetica; dopo la crisi il progetto fu rilanciato anche dall'esigenza di produrre berline nella fascia tra i 2 e i 3 litri di cilindrata; da qui nacque l'Alfa 6 nel 1978.
Questo propulsore è catalogato come uno dei migliori motori a benzina aspirati e nello specifico è stato spesso ritenuto come uno dei miglior con architettura V6. Numerosi sono i parametri in cui il Busso è ritenuto eccellente, come nell'erogazione, prestazioni, elasticità, efficienza, affidabilità, e anche nel sound. Per citare un esempio, la rivista EVO magazine ha scritto che l'originale Alfa Romeo V6 è stato il motore 6 cilindri "stradale" con le sonorità migliori mai realizzato.[1][2]
Si ricordano i riconoscimenti ufficializzati come miglior motore della propria categoria rispettivamente in ordine cronologico al: 3.0 V6, al 2.0 V6 Turbo, al 3.0 V6 24v e per ultimo al 2.5 V6 24v nell'anno 2000.
Il V6 Busso oltre ad equipaggiare le versioni di punta di vari modelli Alfa Romeo, è stato montato anche su modelli al vertice di altre case automobilistiche, per citarne alcuni: Lancia Thema, Lancia K, Lancia Thesis, Fiat Croma, il fuoristrada Rayton Fissore Magnum e persino su sportive come l'Ultima GTR[3], la Hawk HF Series[4] (che è una replica con telaio tubolare della Lancia Stratos) la DAX[5] e la Gillet Vertigo sports car.[6]
Il motore dell'Alfa 6 era un 6 cilindri a V di 60° di 2492 cm³ con un alesaggio di 88 mm e una corsa di 68,3 mm. Come già fatto in precedenza dall'Alfa, questa cilindrata era la base di partenza per motori più grandi e dopo alcuni anni il propulsore crebbe sino a 3 litri.
La soluzione di disporre i cilindri a V di 60° consente di ottenere un motore più corto di un 6 cilindri in linea, che al contempo lo rende compatto e ben equilibrato. L'albero a gomiti poggiava su quattro supporti.
Ecco cosa ricorda di quel periodo il progettista del motore:
«"Il V6 nacque per sostituire i 2.600 6 cilindri in linea (che tra l'altro aveva evidenziato problemi torsionali che ne pregiudicavano l'incremento prestazionale) e doveva essere più compatto del V8 con una cilindrata superiore ai 2 litri. Verificammo certe nostre ipotesi con un 4 cil. sperimentale che girò a Parigi in un centro di sviluppo della Bosch, che mise l'Alfa Romeo in condizione di compiere i primi esperimenti con l'iniezione elettronica. La distribuzione avveniva tramite un albero a camme in testa azionato da una cinghia posteriore che comandava direttamente le valvole di aspirazione e, attraverso una piccola punteria e un bicchierino, quelle di scarico. I positivi riscontri ci incoraggiarono a derivare da quello schema un 6 cilindri a V di 60° con cilindrata di 2.5 - 3 litri, che iniziò a "girare" al banco verso la fine del 1968".» |
(Giuseppe Busso) |
Il propulsore portato a 3 litri nello specifico aveva una cilindrata di 2959 cm³. Questa versione venne per prima montata sulle Alfa 75 3.0 V6 (188 CV) e successivamente sull'Alfa Romeo SZ con cui si raggiunse l'apice prestazionale in questa precisa configurazione con 210 CV. Lo stesso 3 litri 12 valvole, in versione aggiornata e rivista fu montato sull'Alfa 164 già dal debutto nel finire del 1987 con una potenza di 192 CV, successivamente nel 1990 in versione potenziata a 200 CV (147 kW) sulla 164 Quadrifoglio (commercializzata per poco più di un anno) che in questa configurazione era in grado di raggiungere i 237 km/h. L'ultima Alfa Romeo equipaggiata con questo propulsore è stata l'Alfa Spider "916" (prima serie) che al momento del debutto, nel 1995 è stata lanciata con il 3.0 V6 12v da 192 cavalli. Quest'ultima verso la fine del 1998 sostituirà questa unità con il 2.0 V6 Turbo ed il 3.0 V6 24v.
È un propulsore di cui il progettista Giuseppe Busso già dagli anni 80 desiderava la realizzazione. Con l'esigenza concreta anche da parte di Alfa Romeo di dover commercializzare un'unità più potente delle 3 litri senza subire le penalizzazioni fiscali, si diede via al suo sviluppo, debuttando nel gennaio 1991 sulla versione più prestazionale dell'Alfa 164. I punti di forza erano: la potenza, la coppia motrice, l'elasticità e la silenziosità di marcia.
Il V6 Turbo, completamente realizzato in lega di alluminio, in pratica è la versione sovralimentata del 3.0 V6 "Busso" di cui i 6 cilindri a "V" di 60° sono stati portati alla cubatura di 1996 cm³. Fu il primo motore a totale gestione elettronica: fu dotato di sistemi di controllo motore a tecnologia digitale, tra i quali il controllo della detonazione cilindro per cilindro, un‘affinata gestione della sovralimentazione e l'applicazione, in un secondo tempo, dell'acceleratore elettronico. Il frazionamento ha portato ad valore di elasticità superiore ai motori 3 litri, riducendo così anche il tipico "turbo lag" dei sovralimentati a benzina. La sovralimentazione è stata affidata ad una turbina Mitsubishi/Piaggio TD05H raffreddata da intercooler, mentre a partire dal 1992 da una Garrett T25.
Nel 1991 il 2.0 V6 Turbo Alfa Romeo venne decretato come il miglior propulsore al mondo nella sua categoria. La capacità del motore plurifrazionato di resistere a potenze specifiche molto alte lo ha reso il primo 6 cilindri costruito in serie in grado di erogare potenze specifiche superiori a 102,5 CV/litro (76 kW/litro) arrivando a 105 CV/litro (78 kW/litro). Le prestazioni al momento del debutto erano di 210 CV a 6000 giri (zona rossa a quasi 7000), coppia massima di 30,6 kgm disponibile già a 2750 giri (27.5 kgm 2400 sulla GTV). La 164 V6 Turbo '91 così poteva sfiorare i 245 km/h ed accelerare da 0 a 100 in circa 7 secondi. Negli anni successivi vennero equipaggiate con questo propulsore: la 164 Super "V6 TB" (1992-1997), la GTV prima serie "V6 TB" (1995-1998), la GTV seconda serie "2.0 V6 TB Lusso " (1998-2000), la Spider 916 "2.0 V6 TB" (1999-2000) e la 166 Super "2.0 V6 TB" (1998-2000) .
Nel 2000 è stata cessata la produzione. Le successive normative sull'inquinamento avrebbero reso necessario un adeguamento, anche se è noto che vi fossero già varie evoluzioni di questa unità, sviluppate qualche anno prima. I vertici del gruppo non ritenevano economico proseguire con i motori sovralimentati a benzina, i quali comportavano maggiori costi di realizzazione oltre ad esser stati considerati dagli stessi in fase di controtendenza commerciale e sostituibili con gli aspirati 3.0 ed il 3.2 che sarebbe arrivato appena due anni dopo. Tale analisi si rivelò totalmente errata: Alfa Romeo è rimasta per circa un decennio tra gli unici costruttori privi a catalogo di vetture sovralimentate a benzina.
Il 2.0 V6 Turbo, è considerato come l'ultimo motore totalmente Alfa Romeo, in quanto oltre ad esser nato ad Arese e sviluppato ad Arese, fu progettato precedentemente all'acquisizione da parte del Gruppo Fiat, soltanto la messa a punto ed i collaudi saranno successivi ma in totale autonomia, come si evince anche dalla componentistica.
Rimarrà alla storia anche come l'ultimo motore turbo benzina realizzato direttamente dall'Alfa Romeo ed è l'ultimo propulsore su cui Giuseppe Busso lavorò.[senza fonte]
Nel 1992 ci fu un'ulteriore evoluzione, in cui il 3.0 V6 fu dotato di quattro valvole per cilindro. Il V6 24 valvole derivò molti degli elementi dal V6 12 valvole, quali il basamento, le canne, l'albero a gomito, la pompa, il filtro e la coppa dell'olio, oltre a vari accessori secondari. Realizzati espressamente per il 24 valvole furono i pistoni, le teste dei cilindri in alluminio, gli alberi di distribuzione con il loro sistema di comando, il sistema di gestione ed accensione elettronici, le candele (che avevano, per la prima volta, una durata di 100.000 km) con bobine singole e ovviamente le valvole. In precedenza si è ricordato come l'angolo fra le valvole del 6 cilindri a 12 valvole era di 46°: per il 24 valvole, tale valore venne ulteriormente ridotto a 37°10'. Un angolo così ridotto tra le valvole permette di ottenere una camera di combustione di superiore compattezza, riducendo le perdite per calore, e condotti di aspirazione dall'andamento verticale rispetto all'asse del cilindro. La maggiore efficienza di aspirazione del V6 24 valvole, era evidente a tutte le alzate delle valvole rispetto al V6 12 valvole. Particolare importanza venne data al raffreddamento della testata, creando vie di circolazione dell'acqua per far nascere moti turbolenti in grado di migliorare lo scambio di calore. La distribuzione del V6 24 valvole prevede 4 alberi a camme comandati da una cinghia dentata con relativo tendicinghia e con un ammortizzatore idraulico che frena le oscillazioni della cinghia. Gli alberi a camme agiscono sulle valvole tramite bicchierini idraulici che permettono il controllo automatico del gioco valvole.
Il rinnovato V6 a 4 valvole per cilindro venne realizzato sia, in un secondo momento, con la cilindrata di 2.5 litri con potenza di 190 CV e montato su Alfa 156 e 166, pregiato inoltre del riconoscimento del "Engine of the Year Award 2000" nella sua categoria)[7] sia in versione 3.0 litri. Il 3 litri V6 a 24 valvole al debutto equipaggiava l'Alfa 164 V6 24v con 210 CV e subito dopo le nuove versioni sportive (la Quadrifoglio e la successiva Q4), che arrivarono ad erogare in versione catalizzata rispettivamente 170 kW (232 CV) e 168 kW (228 CV), che permettevano alla 164 Quadrifoglio Verde del 1992 di toccare i 245 km/h di punta. Nel 1991 il 3.0 V6 24v fu montato sul prototipo marciante denominato "164 Proteo", la cui potenza del propulsore per l'occasione era di 260 CV. Nel 1997 il 3.0 venne montato sull'Alfa GTV con potenza di 220 CV (euro2) e nel 1998 con 218 CV (euro3), che con la possibilità di adottare un kit aerodinamico specifico sfiorava i 250 km/h; nel 1998 il 3.0 sull'Alfa 166 erogava 228 CV e nel 1999 sull'Alfa Spider (916) fu montato in versione da 218 CV.
![]() |
Questa voce o sezione sull'argomento automobilismo è ritenuta da controllare.
|
A partire dal 2002 il motore V6 24V debuttò con la cilindrata portata a 3,2 litri. Venne da prima montato sulla versione sportiva dell'156 denominata "156 GTA" e sulla 147 GTA. Nel 2003 il 3.2 V6 venne adottato sul restyling della 166, sulla GT, sulla Spider e sulla GTV, che divenne l'Alfa Romeo stradale più veloce con 255 km/h di punta massima, fino alla presentazione nel 2007 della 8C.
I 250 cavalli sono stati ottenuti con un semplice aumento della corsa[senza fonte] senza adottare variatori di fase.
Nel dicembre 2005 risulta terminata la produzione del V6 Busso, per via delle previste normative antinquinamento Euro 5 e successive. La Fiat decise che adeguare alla normativa euro 5, che sarebbe arrivata solo nel 2010, avrebbe richiesto un investimento molto alto e preferì sostituirlo adottando altri propulsori V6 di origine Holden. Solo nel 2016 - a distanza di quasi 10 anni - il gruppo ritornerà a usare un propulsore V6, questa volta con bancate di 90° e bi-turbo progettato da Gianluca Pivetti, già in forza alla Ferrari, motore che equipaggia la Giulia Quadrifoglio e successivamente anche la Stelvio, con cilindrata di 2,9 litri e potenza di 510 CV.[8]
Gli ingegneri dell'Alfa Romeo hanno lavorato ed ultimato ulteriori versione del V6 Busso, ma che in un secondo momento non hanno avuto il via per la commercializzazione. Verso la fine del 1992 fu realizzata la versione multivalvole e con punterie idrauliche del 2.0 V6 Turbo. La nomenclatura visibile su qualche esemplare era "TB V6 24v". Tale propulsore era dedicato in un primo momento alla 164 Super e successivamente alla GTV e 166. La potenza annunciata era tra i 230 ed i 250 cavalli a 6250 giri, con picchi superiori in overboost.
A metà anni 90 era pronto e collaudato il 2.5 V6 con due turbocompressori (uno per bancata). Era previsto in particolar modo per l'attesa 166 Q4 che si faceva annunciare con una potenza di 270 CV.[9] Il pubblico ebbe modo di vederlo in modo statico soltanto sulla concept Nuvola presentata al Salone di Parigi nel 1996. In questo caso la potenza dichiarata era di 300 CV a 6000 giri e la velocità raggiungibile per questa vettura era di 280 km/h.
Nello stesso anno fu la volta del 3.0 V6 24 BiTurbo. Anche in questa configurazione vi era un turbocompressore per bancata. Le potenze attese per la commercializzazione erano a partire dai 340 CV. Il prototipo Scighera si pregiò di questo propulsore ma dalla potenza dichiarata di 410 CV a 7500 giri. In tale configurazione la velocità dichiarata di questa sportiva era di ben 299 km/h.
Ultimo sviluppo ufficiale di questo propulsore è stato il 3.5 aspirato che equipaggiava la 156 GTAm presentata al Motor Show di Bologna nel 2002. Si trattava del 3.2 portato alla cilindrata di 3.548 cm³; la potenza dichiarata era di 300 CV.
La massima "evoluzione" del V6 progettato da Giuseppe Busso è costituita dall'unità montata sulla 155 V6 TI che ha vinto il Campionato DTM nel 1993 con Nicola Larini e che disputò anche l'ITC (Campionato Internazionale FIA Turismo) con le vetture nella livrea Martini. Con la 155 DTM/ITC disputò alcune gare anche Giancarlo Fisichella. Alcuni degli altri piloti che hanno corso con la 155 DTM/ITC furono: Alessandro Nannini, Gabriele Tarquini, Stefano Modena, Christian Danner, Michael Bartels.
In seguito il Busso venne sostituito da un V6 con angolo di bancata pari a 90°, derivato dal motore PRV, in quanto il regolamento prevedeva che il motore da competizione dovesse avere lo stesso interasse tra i cilindri e lo stesso angolo di bancata di un motore montato su una vettura della casa. Alfa Romeo in quel periodo si era unita alla Lancia e quindi fu possibile utilizzare come base il PRV, motore con un angolo di bancata di 90° montato anche sulla Lancia Thema. Per motivi di marketing venne omologato anche il motore V8 montato sull'Alfa Romeo Montreal ed il tutto venne nascosto fino ad una recente intervista all'ing. Sergio Limone.[10] Il V6 "Busso" è stato utilizzato fino all'inizio degli anni 2000 anche in competizioni FIA GT come propulsore della Gillet Vertigo, nonché su numerosi prototipi come le Lucchini del Campionato Italiano Prototipi.[11]
Questo motore, in versione 3.2 è stato l'ultimo componente realizzato nello storico Stabilimento Alfa Romeo di Arese dove tra l'altro la produzione di vetture Alfa Romeo venne interrotta nel 2000. Il 31 dicembre 2005, infatti, è stato sfornato l'ultimo motore V6 e il suo progettista Giuseppe Busso è deceduto pochi giorni dopo, il 3 gennaio 2006. Al termine della celebrazione funebre numerosi appassionati del marchio si sono ritrovati spontaneamente davanti al piazzale della chiesa mettendo in moto i loro sei cilindri come segno di estremo saluto al leggendario progettista.[12]
Si era paventata inoltre la possibilità da parte della Cosworth di rilevare le catene di montaggio del sei cilindri per continuarne la produzione ad Arese e venderlo a Case terze (si era vociferato di case asiatiche), ma anche di continuare le forniture alla Fiat. Quest'ultima ha rifiutato questa soluzione, dovendo smantellare le linee di produzione e porre fine al V6 Busso, che comunque nella sua ultima evoluzione di 3.2 litri era già conforme alle normative Euro 4, ma non idoneo alle sempre più restrittive normative sull'inquinamento.[13]
Nonostante la produzione sia cessata ci sono ancora vetture che nascono con questo motore sotto il cofano; una di queste è stata l'Alfa Romeo Sbarro Diva, un prototipo di coupé sportiva molto leggera con massa dichiarata di 1000 kg e potenza dichiarata di 290 CV, realizzato in collaborazione con la carrozzeria di Franco Sbarro e presentato al Salone dell'automobile di Ginevra 2006. Ma la Diva non è stata l'unica, anche la Monte Carlo Automobile Quadrifuel del 2010 è stata concepita con questo motore, in versione potenziata a 300 CV ma con la caratteristica di poter essere alimentato con 4 diversi tipi di carburanti alternativi.
Cilindrata | Alimentazione | Valvole | Sovralimentazione | Range potenze in cavalli | Periodo Commercializzazione | Installazione modelli |
2.5 | carburatori | 12 | - | 158 | 1978-1982 | Alfa 6 |
2.5 | iniezione | 12 | - | 156-165 | 1983-1996 | Alfa 6, Alfa 90 Q.O., Alfetta GTV6 2.5, 155 V6, Alfa 75 Q.V./Milano, Fiat Croma 2.5, Rayton Fissore Magnum V6 |
2.0 | carburatori | 12 | - | 132-136 | 1983-1986 | Alfa 6 |
2.0 | iniezione | 12 | - | 132 | 1985-1987 | Alfa 90 2.0 V6 CEM |
2.0 | iniezione | 12 | Turbo + Overboost | 200-210 | 1991-2001 | 164 V6 Turbo, 164 Super V6 TB, 166 Super 2.0 V6 TB, Gtv 916(1ªserie) V6 TB, Gtv 916 (2ª serie) V6 TB L, Spider 916 (2ª serie) 2.0 V6 TB. |
3.0 | iniezione | 12 | - | 175-207 | 1987-1999 | Alfetta GTV 3.0 V6, Alfa 75 3.0 V6, 164 3.0 V6, 164 Q.V.'90, Spider (916) 3.0 V6, Lancia Thema 3.0 V6, S.Z., R.Z. |
2.5 | iniezione | 24 | - | 188-190 | 1997-2004 | 156 V6 24v, 166 2.5 V6 |
3.0 | iniezione | 24 | - | 210-232 (260 prototipo*) | 1992-2003 | 164 V6 24v, 164 Proteo *(prototipo), 164 Q.V.'93, 164 Q4, GTV (916) 3.0 V6 24v, Spider (916) 3.0 V6 24v, 166 3.0 V6 24v, Lancia Kappa e Thesis 3.0 V6 24v, Gillet Vertigo. |
3.2 | iniezione | 24 | - | 230-250 (290 concept*) | 2002-2006 | 147 GTA, 156 GTA, GT 3.2 V6 24v, 166 3.2 V6, Gtv (916) 3.2 V6 24v, Spider (916) 3.2 V6 24v, Diva concept* Lancia Thesis 3.2 V6 |
Cilindrata | Alimentazione | Valvole | Sovralimentazione | Potenza in cavalli | Anno realizzazione | Installazione o destinazione modelli |
2.0 | iniezione | 24 | Turbo | 230-250 | n.d. | 164 V6 TB 24v, 166 V6 TB 24v, Gtv TB V6 24v |
2.5 | iniezione | 24 | BiTurbo | 270-300 | 1996 | 166 Q4, Nuvola, Gtv Q |
3.0 | iniezione | 24 | BiTurbo | 340-410 | 1997 | Scighera |
3.5 | iniezione | 24 | - | 300 | 2002 | 156 GTAm |
titolo
vuoto o mancante (aiuto)Altri progetti
![]() | ![]() |